[Review] Battletoads


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It was a typical example of Rare’s looking at what was popular and then putting our spin on it.

Gregg Mayles

Arrivato tardi nel ciclo vitale del NES, addirittura nel 1991, quando lo SNES era appena arrivato in America, è un ovvio tentativo di fare cassa sfruttando il fenomeno delle Tartarughe Ninja che stavano riscuotendo un successo planetario. Ancora ricordo nei primi anni ’90 come tutti i bambini della mia età andavano fuori di testa e avevano zaini, quaderni, astucci e merchandise vario firmato Ninja Turtles. Il mio compagno di banco delle elementari aveva costantemente 4 tartarughe d’acqua in casa, chiamate ovviamente Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Donatello e spessissimo le portava a scuola per fare il classico temino del lunedì. Poco importa che morissero come mosche, appena una tirava le cuoia un’altra era subito pronta a rimpiazzarla prendendone il nome.

Battletoads è stato l’ultimo grande successo per NES ed è ancor oggi ritenuto uno dei giochi più difficili di sempre. Non è un caso che rientri appieno nella definizione di Nintendo Hard e che decine di magazine e siti (come Gamesradar, IGN e CVG) abbiano nel tempo inserito Battletoads nelle liste dei giochi più duri per NES e più duri nella storia. Difficile, ma con stile perchè Battletoads è una sfida a viso aperto, uno contro uno, senza giochetti, non è un gioco che ti penalizza per controlli assurdi, per meccaniche idiote o per difetti di programmazione, è semplicemente e squisitamente un casino incredibile.

Perchè c’è differenza tra un gioco difficilissimo, punitivo, snervante per l’intrinseca difficoltà dei differenti livelli e un gioco difficile e frustrante perchè i comandi sono schifosi e la reattività è pari a zero. Prendendo come termine di paragone Batman, l’ultimo gioco recensito, questa differenza è plateale: Batman è difficile, ma i controlli che rispondono male e che sembrano più di una volta punire il giocatore proprio quando ci sarebbe bisogno di precisione lo rendono un gioco scorretto che percula chi lo gioca; Battletoads invece è un casino, inizia piano e poi ti riversa in un secondo una tonnellata di mattoni addosso, senza la possibilità di prendere le contromisure, ma i controlli rispondono, funzionano, sono rapidi e soprattutto si comportano allo stesso modo dalla prima all’ultima schermata. Battletoads è un gioco difficilissimo, Batman è un gioco bastardo.

La bellezza di Battletoads è anche quella di aver saputo reinterpretare generi e dinamiche già viste sul NES (che aveva già 6 anni di vita) e fonderle per creare un gioco unico e multigenere: parte come un picchiaduro a scorrimento, si trasforma in una corsa ad ostacoli a tutta velocità, include sezioni di platform e torna ad essere un picchiaduro e fa tutto in modo eccellente, senza mai annoiare.

La grafica è a livello dei migliori giochi per NES, anche se ovviamente non può essere altro che una riproposizione del meglio: spingere oltre le potenzialità della console era francamente impossibile; tuttavia per alcuni aspetti Battletoads sembra quasi anticipare i primi giochi per SNES dalle grafiche coloratissime e dettagliate. Merito ovviamente della Rare, autentico demiurgo dell’universo Nintendo che ha scritto alcune delle migliori pagine della storia dei videogames, dagli albori sullo Spectrum con il nome di Ultimate Play the Game (Jetpac, Pssst, Atic Atac, Sabre Wulf, Underwurlde, Knight Lore, Alien 8, Pentagram) fino ai grandi successi (Donkey Kong Country su SNES, Banjo-Kazooie, Conker’s Bad Fur Day e GoldenEye 007 su N64).

Se proprio vogliamo trovare dei difetti al gioco si può obiettare sulla trama, banale e ricalcata per molti versi su quella di TMNT; inoltre, pur essendo di buona fattura, le musiche del gioco non sono certo l’aspetto che tutti ricordano e potrei arrivare a dire che la musichetta più cazzuta è quella che si sente quando si mette in pausa il gioco che ma molto TUNZ TUNZ anni ’90.

Il gameplay è un altro aspetto che fa lievitare il valore di Battletoads: non solo per la varietà di dinamiche, come già accennato, ma soprattutto per la coinvolgente modalità a due giocatori in co-op nella quale brilla la possibilità (tutt’altro che desiderabile ma divertente da dio) di riuscire a recare danno non solo agli avversari ma anche al compagno. E in un gioco che fa della difficoltà massima il suo fiore all’occhiello, questo aspetto sarà decisamente fonte di risse tra amici.

La longevità del gioco è assicurata: 13 livelli di difficoltà crescente che probabilmente non completerete mai. Il famoso Turbo Tunnel è solo l’inizio del crescendo omicida di difficoltà che affronterete in Battletoads e dovrete costantemente muovervi con attenzione, calcolando ogni minima mossa e stando attendi a non percorrere quel misero pixel in più, altrimenti sarete fottuti: lo dovrete fare quando nuotate in mezzo alle spine, quando dovrete battere in velocità quel cavolo di canguro col fuoco al culo e in mille altre occasioni. Le poche vite a disposizione e i continue limitatissimi vi faranno diventare maestri nei primissimi livelli ma poi vi faranno sbroccare un tutte le lingue con i livelli successivi. La parte “buona” è che i momenti difficili (cioè praticamente tutti) sono un esercizio di precisione e riflessi che può essere memorizzato; non ci sono nemici bastardi che respawnano ogni tre per due e che seguono percorsi casuali (ogni riferimento a Ninja Gaiden NON è puramente casuale) ma il problema è che arrivare al punto difficile e passarlo al primo colpo è parecchio arduo e, ancora una volta, se avete perso milioni di vite al Turbo Tunnel non preoccupatevi, dopo sarà anche peggio. Il che significa che anche se si gioca con un emulatore e con la possibilità dei save states è impossibile finirlo in tempi umani.

In definitiva Battletoads è un gran gioco, uno di quelli da top-20 sul NES ed è la dimostrazione come con un po’ di ingegno e competenza si possono mettere insieme dinamiche già viste e sfornare comunque un prodotto originale (non come la cioccolata che ci hanno propinato gli anni ’10, fatti di remake e reboot).

Severo, ma giusto

My heart says…

Splash screen

Graphics

Narrative

Gameplay

Controls

Sound

Longevity

Final score 81/100


Year: 1991

Developer: Rare

Publisher: Tradwest

Genre: Beat ’em Up, Action, Platform

Game Mode: Single Player, Two Players

Original Platform: NES, ported on Amiga, Amiga CD32, Game Boy, Game Gear, Genesis

From the same developer:

  • Wizards & Warriors (1987)
  • Cobra Triangle (1988)
  • Who Framed Roger Rabbit (1989)
  • Captain Skyhawk (1990)
  • Time Lord (1990)
  • A Nightmare on Elm Street (1990)
  • Beetlejuice (1990)
  • Killer Instinct (1994)
  • Goldeneye 007 (1997)
  • Banjo-Kazooie (1998)
  • Jet Force Gemini (1999)
  • Perfect Dark (2000)
  • Conker’s Bad Fur Day (2001)

From the same publisher:

  • Ikari Warriors (1986)
  • Double Dragon (1987)
  • Solar Jetman (1990)

Inspired to:

  • Double Dragon (1987)
  • Teenage Mutant Ninja Turtles (1989)
  • Golden Axe (1989)

If you liked it you can also try:

  • Teenage Mutant Ninja Turtles: Turtles in Time (1991)
  • Teenage Mutant Ninja Turtles III: The Manhattan Project (1991)
  • Teenage Mutant Ninja Turtles: The Hyperstone Heist (1992)

Other chapters of the saga:

  • Battletoads in Battlemaniacs (1993)
  • Battletoads & Double Dragon (1993)
  • Super Battletoads (1994)

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