REVIEW # 00000000 00000100
Heigh-ho, Heigh-ho,
It’s home from work we go!
Quando un gioco è fatto bene, è bello anche 30 anni dopo la sua uscita, non c’è niente da fare.
Manic Miner, nato dalla tastiera del sedicenne Matthew Smith è un classico platform della prima era, studiato per lo Spectrum. Ancora ricordo le due-tre volte che ebbi la fortuna di metterci le mani sopra, a 4-5 anni e cadere vittima del suo fascino. Sfortunatamente gli unici giochi che io sia mai stato capace di farci girare sopra furono Pssst! e Daley Thompson’s Decathlon, quindi ho dovuto aspettare svariati lustri prima di rispolverare i giochi per lo ZX, in forma ovviamente emulata su PC. Per il momento non ho abbastanza fondi per potermi ricomprare la consolle originale (e un Sega originale e un Commodore originale e un Amiga originale…) quindi devo continuare ad emulare Manic Miner ma ho sempre cercato di usare la versione più fedele possibile all’originale.
Ebbene ho scoperto questo gioco nel 2012 e me ne sono subito innamorato, perdendoci parecchie ma parecchie ore, senza tuttavia portarlo a termine. Mi sentivo un p’ sfigato, ma ho visto che in moltissimi sono stati nelle mie condizioni, quindi mi sono rinfrancato. Il nostro obiettivo è quello di guidare il povero Willy attraverso varie avventure per riemergere da quella che dovrebbe essere una caverna o una miniera. Il gioco ai tempi fu un passo in avanti perchè fu il primo per ZX Spectrum ad avere una colonna sonora e non solo negli opening credits, dove possiamo ascoltare Sul Bel Danubio Blu di J. Strauss Jr., ma anche durante il gioco Nell’Antro del Re della Montagna di E. Grieg. Nel 1991 la rivista Your Sinclair lo mise al #25 nella classifica “Your Sinclair official top 100”.
Durante i vari livelli Willy incontrerà alieni, papere, ragni e robe simili anche se il top del top rimarrà sempre Eugene che compare nel livello Eugene’s Lair: un bombolone con gli occhiali che fa su e giù in mezzo a cessi semovibili. Da restare a guardarlo finchè non finisce l’aria.
E’ passata alla storia la lisergica schermata iniziale del gioco e la scena di game over, dove Willy viene spiaccicato un un piedistallo da una lunghissima gamba.
Il successo del gioco è testimoniato dal rilascio di due seguiti ufficiali e dalla conversione dell’originale per Spectrum sulle moltissime piattaforme dell’epoca, come il C64, l’Amiga e il Game Boy Advance. Conversioni non ufficiali sono state rilasciate negli anni per Win, Mac, Atari ST, PlayStation e Nintendo 64.
My heart says…
L’ho apprezzato trent’anni dopo la sua uscita, figuratevi cosa potrebbe succedere se mi sbattessero nel 1983 con uno Spectrum in mano e la cassetta di “Manic Miner” nell’altra.
Splash screen
Tanto di cappello alla schermata iniziale che mostra un piano intendo a suonare la melodia di apertura. Sopra invece vediamo il bucolico paesaggio dove credo abiti Willy, la sua orrenda casa e la sua orrenda auto. Però c’è un bel sole che fa tanto relax e non lascia presagire la cupa ambientazione dell’avventura del nostro eroe. Ad ogni modo nonostante il sonoro (di cui parlo sotto), e anzi, proprio per il sonoro che possiamo ascoltare, Manic Miner ha un “menu” iniziale nel quale non ci viene l’immediata voglia di saltare al gioco, ma di godercelo il più possibile.
Graphics
Una grafica buona per i tempi, dove i colori sono buttati sullo schermo con meno sufficienza rispetto ad altri titoli quasi coevi, dove i contrasti cromatici sono tali da distruggere la retina. Il bel Willy con il suo cappellino è rappresentato completamente in bianco, mentre i suoi nemici sono multicolor dalle tinte assolutamente random. Ma è proprio così che ci piacciono i vecchi videogames: a volte senza un senso.
Narrative
Beh non è che ci sia molta trama. Non eravamo ancora pronti a roba troppo complicata, per lo meno fino all’avvento delle prime avventure testuali, quindi il voto è ininfluente.
Gameplay
I comandi sono, come potrete ben immaginare, molto semplici: avanti, indietro, salta. Anche il gioco è in realtà semplice nel concetto, tuttavia, mi ci è voluto un po’ di tempo per portarlo a termine, moto più di quello che la semplicità del gioco potesse lasciar trasparire: evita i nemici, raccogli le chiavi e esci dalla stanza prima che termini l’ossigeno. Tuttavia è necessaria una certa coordinazione e scelta di tempo per non finire ucciso dai nemici o dalle trappole del gioco (piante, ragni o mattoncini che si sgretolano). Inutile dire che non è possibile salvare il gioco, quindi una volta consumate le due vite a disposizione (che possono essere incrementate di un’unità ogni 10mila punti) dovrete ricominciare dall’inizio. L’unica modalità disponibile è quella Single Player quindi sfortunatamente non è possibile sfidarsi se non facendo una vita a testa. Altrimenti
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In ogni livello la corsa è contro il tempo, rappresentato dalla quantità di ossigeno rimasto nella caverna, che si riduce inesorabilmente come mostrato nella barra in basso nello schermo e l’obiettivo è, oltre a quello banale di terminare i venti livelli, di farlo con il punteggio massimo possibile, al quale concorrono le chiavi e gli altri oggetti che si trovano nei vari scenari e la quantità di aria rimasta una volta che si passa alla schermata successiva.
Sound
Anche se oggi il suono, o meglio la cacofonia nei titoli di apertura potrebbe essere additata come peggior colonna sonora di sempre, per i tempi era una cosa poco meno che meravigliosa: poter finalmente udire un suono durante il gioco non era roba da tutti i giorni. Per questo la stridula trasposizione 8-bit della musica di Strauss, nonostante le storpiature e i maldestri tentativi di rendere al meglio gli accordi della melodia originale, è VERA musica per le mie orecchie. Di seguito potete ascoltare quello di cui vi parlo…
La parte migliore è però quella della musica in-game, decismente meno allucinante. Insomma, nonostante ci potesse essere di meglio, per me questa muischetta straniante è tanta roba…
Longevity
Per un giocatore esperto, il gioco richiede poco meno di una mezz’ora per essere finito, ma prima di arrivare ad affinare la tecnica potrebbe volerci un po’ di tempo. Un bel po’. O per lo meno io ci ho messo un po’, tanto che ero ormai diventato esperto nel risolvere i primi livelli facendo il massimo punteggio possibile ma ero sempre di corsa negli ultimi. Il gioco si compone di venti livelli, dalla celebre Central Cavern fino alla Final Barrier. Non sono molti ma provate a girare per internet e troverete frotte di persone che si sono impantanate in qualche livello dal quale sono uscite solamente grazie a qualche cheat code.
Final score 72/100
Year: 1983
Developer: Matthew Smith
Publisher: Bug-Byte (re-release Software Project e Amsoft)
Genre: Platform
Game Mode: Single Player
Original Platform: ZX Spectrum
From same developers:
- Styx (1983)
From same editors:
- Twin Kingdom Valley (Bug-Byte, 1983)
- Dragon’s Lair (Software Project, 1983)
Inspired to:
- Miner 2049er (1982)
If you liked it you can also try:
- Blagger (1983)
- Sir Lancelot (1984)
- Roller Coaster (1985)
- The Perils of Willy (1984)
- Andre’s Night Off (1984)
Other chapters of the saga:
- Jet Set Willy (1984)
- Jet Set Willy II (1985)
Questo purtroppo non lo conosco, ma di giochi similari ne avevo a iosa sul C64, tutti abbastanza simili. L’unico che aveva una marcia in più era Jumpman Junior, che mi è venuto in mente in questo istante! (Mi stai riportando alla luce pezzi del mio passato videoludico dimenticato ^_^) chissà se l’hanno riesumato in emulazione…
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Ah di sicuro…secondo me lo potresti addirittura trovare su archive.org giocabile…
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Sei un diavolo tentatore… Se vado a quel sito e trovo “roba buona”, è davvero la volta che mi seppellisco in casa e non esco più 😀
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Siiiii tutti in casa!
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